lunedì 1 dicembre 2008

«La tubercolosi in Italia dall'Est Europa»

Nel nostro Paese 4500 casi notificati (Istat) e circa 1500 non ufficiali
«La tubercolosi in Italia dall'Est Europa»
I medici internisti invitano alla prudenza: «La Tbc non diminuisce e alla base ci sono i flussi migratori»
GENOVA - La tubercolosi non è scomparsa e «sta rientrando in Italia anche dalle frontiere aperte dell'Europa Unita» e soprattutto dall'Est. Per questo i medici internisti riuniti a Genova per il 109esimo congresso nazionale propongono «studi a campione su gruppi di immigrati a rischio tubercolosi».

«PRUDENZA» - Non è caso di fare «allarmismi» sottolineano i medici internisti, invitando tuttavia alla «prudenza». «La tubercolosi non diminuisce e alla base sono i flussi migratori dall'Est Europa». In Italia ci sono 4500 casi notificati (Istat) e circa 1500 non ufficiali, circa 6mila casi pari a 10 ogni 100mila abitanti. «Dal nostro osservatorio della realtà italiana - spiega Luigi Ruffo Codecasa responsabile del Centro Regionale di riferimento per la Tubercolosi, Istituto Villa Marelli-Az.Osp. Niguarda Cà Granda - sappiamo che circa il 50% dei nuovi casi arrivano da gruppi di immigrati. In particolare quelli dell'Est europeo sono più a rischio».

ROMANIA E STUDI CAMPIONE - Tra i Paesi più in difficoltà c'è la Romania, con oltre 50 casi ogni 100 mila abitanti, seguita quasi alla pari da Ucraina, Moldavia e Bulgaria. Gli esperti ritengono impossibile pensare a vaccinazioni o test in funzione preventiva su tutti gli immigrati e propongono di effettuare studi campione nei gruppi più a rischio dicendosi pronti a collaborare con le istituzioni per censire e analizzare la composizione dei gruppi etnici di immigrati presenti nelle principali città italiane ed avviare una sequenza di studi campione sulla Tbc per constatare la realtà effettiva.

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