martedì 23 settembre 2008

Il cioccolato nero protegge il cuore dall'infarto

Il cioccolato nero protegge il cuore dall'infarto


Mangiare 6,7 grammi di cioccolato nero al giorno - l’equivalente di circa mezza tavoletta a settimana - sembra sia ideale per garantirsi un effetto scudo contro le malattie cardiovascolari, dall’ictus all’infarto. La scoperta, pubblicata sul «Journal of Nutrition», è il risultato di uno dei più grandi studi epidemiologici mai condotti in Europa, il Progetto Moli-sani, che ha coinvolto finora oltre 20.000 abitanti del Molise. Uno studio realizzato dai Laboratori di Ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso, in collaborazione con l’Istituto dei Tumori di Milano. I ricercatori hanno puntato la loro attenzione sui complessi meccanismi dell’infiammazione. È noto, infatti, come uno stato infiammatorio cronico rappresenti un fattore di rischio cardiovascolare, dall’infarto all’ictus. Il controllo dell’infiammazione è così diventato protagonista della prevenzione.


E’ ricco di polifenoli che combattono le infiammazioni
Uno degli indicatori dell’infiammazione è la «proteina C reattiva», individuabile con una semplice analisi del sangue. Il team di ricercatori molisani e milanesi ha messo a confronto i valori di questa proteina nel sangue dei volontari con le quantità di cioccolato che questi mangiavano abitualmente. Su circa 11.000 soggetti, ne sono stati identificati 4.849, tutti in buona salute e senza fattori di rischio per cuore e vasi (quindi con colesterolo, pressione arteriosa e altri parametri normali). Di questi, 1.317 non mangiavano cioccolato, mentre 824 ne consumavano regolarmente, ma solo la varietà fondente.
«Siamo partiti dall’ipotesi - spiega Romina di Giuseppe, principale autrice della ricerca - che l’elevato contenuto di antiossidanti dei semi di cacao, in particolare flavonoidi e altri polifenoli, potesse avere un effetto positivo sullo stato infiammatorio». E il risultato «è stato molto incoraggiante: le persone che mangiano abitualmente cioccolato fondente in quantità moderata - aggiunge la ricercatrice - hanno nel sangue valori di proteina C reattiva significativamente più bassi. In altri termini il loro stato infiammatorio viene significativamente ridotto».


Basta un consumo moderato: un quadratino 2 o 3 volte alla settimana
La riduzione media osservata, pari al 17%, può apparire piccola, ma è sufficiente a ridurre il rischio cardiovascolare di un terzo nelle donne e di un quarto negli uomini. «Un risultato notevole», assicura la ricercatrice.
Ma le quantità di cioccolato sono molto importanti: non serve abbuffarsi. «Parliamo di un consumo moderato. Il migliore effetto, infatti - precisa di Giuseppe - si ottiene con una media di 6,7 grammi di cioccolato al giorno, che corrisponde a un quadratino di cioccolato due o tre volte alla settimana. Al di là di questi quantitativi l’effetto protettivo tende a perdersi».


Ma il cioccolato al latte, invece, «ammazza» i polifenoli
In termini pratici, considerando che la tipica tavoletta di cioccolato è da 100 grammi, lo studio indica che basta un po’ meno di mezza tavoletta a settimana. E per i golosi di cioccolato al latte? «Studi condotti in precedenza - dice la di Giuseppe - hanno dimostrato che il latte interferisce nell’assorbimento dei polifenoli. Ecco perché in questo lavoro abbiamo considerato solo il cioccolato fondente».
«Questa ricerca - commenta Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di epidemiologia genetica ed ambientale dell’Università Cattolica di Campobasso e responsabile del Progetto Moli-sani - è il primo risultato scientifico che pubblichiamo sul progetto. L’inizio di una serie di dati che potranno darci una visione innovativa di come si possa fare prevenzione nella vita di tutti i giorni». La ricerca riabilita una golosità guardata con sospetto per anni. «Forse - conclude Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di ricerca della Cattolica di Campobasso - dovremo rivedere la famosa piramide della dieta mediterranea, e togliere il cioccolato fondente dall’insieme dei dolci considerati nocivi per la nostra salute».


http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/Benessere/grubrica.asp?ID_blog=26&ID_articolo=395&ID_sezione=34&sezione=News

giovedì 18 settembre 2008

ARRIVA LA PILLOLA ANTI-CELIACHIA

Annuncio degli esperti riuniti a Genova per il congresso internazionale dell'Aic
la malattia in Italia colpisce 75mila persone, ma oltre 500mila non sanno di averla
Addio alla dieta senza glutine
arriva la pillola anti-celiachia
Il farmaco scoperto tre anni fa negli Usa da un italiano elimina i sintomi nell'85% dei casi
La sperimentazione procede veloce. Prevista una rivoluzione nei prossimi cinque anni



Un corteo di malati di celiachia

GENOVA - Addio all'alimentazione "su misura" con prodotti senza glutine per i celiaci. Presto una pillola potrebbe tradurre in realtà il sogno di tante persone costrette a una dieta che mette al bando pasta, pane, biscotti ma anche le salse e tutto ciò che può essere contaminato dalla farina, come la frittura. Una malattia che solo nel nostro Paese colpisce oltre 75.000 persone, ma si stima che siano oltre mezzo milione gli italiani che non sanno di essere celiaci.

I sintomi (vomito, diarrea, perdita di peso) nascondono difetti di digestione e assorbimento degli alimenti e provocano gravi complicanze, dall'osteoporosi all'aborto spontaneo al linfoma intestinale. La pillola permette di bloccare l'effetto tossico del glutine consentendo ai celiaci di alimentarsi in modo normale. Il farmaco è in dirittura d'arrivo. Gli studiosi ipotizzano una rivoluzione per i pazienti nel giro di cinque anni. Lo annunciano i massimi esperti mondiali della patologia, riuniti al Galata Museo del Mare di Genova per il congresso internazionale organizzato dall'Associazione italiana celiachia.

La sperimentazione sui primi 110 pazienti ha dimostrato che il farmaco, scoperto tre anni fa negli Stati Uniti da un ricercatore italiano, elimina i sintomi associati al consumo di glutine nell'85% dei casi; entro dicembre i risultati su altri 180 pazienti. Studi sull'uomo anche per un nuovo farmaco, una proteasi che aiuta i pazienti a digerire il glutine.

"La dieta priva di glutine è assolutamente sicura ma impone restrizioni alimentari difficili da seguire, soprattutto in particolari età della vita come quella adolescenziale - ha spiegato Umberto Volta, responsabile del centro per la diagnosi di celiachia dell'ospedale Sant'Orsola - Malpighi di Bologna e presidente del comitato scientifico dell'Aic, l'unica associazione pazienti italiana - i celiaci sono esposti al pericolo delle contaminazioni e vorrebbero tornare a mangiare normalmente, senza sottoporsi a rinunce che spesso comportano problemi psicologici. Da qui la spinta da parte dei pazienti affinché la ricerca fornisca una terapia alternativa".


"Appena tre anni fa sperimentammo su ratti diabetici un farmaco inibitore di una proteina intestinale, la zonulina: gli animali mantenevano intatta la barriera intestinale e non producevano gli autoanticorpi che scatenano la reazione immunitaria - ha aggiunto Alessio Fasano, direttore del Centro di ricerca sulla celiachia e biologia mucosale della Maryland University di Baltimora, Usa - i risultati sono stati così positivi che siamo arrivati a studiare il farmaco nell'uomo, percorrendo in soli tre anni i passi che di norma, quando si sviluppano nuovi medicinali, si realizzano in dieci o quindici anni".

"Nella fase più recente di sperimentazione clinica condotta su un centinaio di pazienti il farmaco ha dimostrato molta efficacia - spiega Fasano - i celiaci trattati con un placebo ed esposti al glutine hanno sviluppato i sintomi classici nel 75% dei casi, le persone che hanno assunto il farmaco li hanno avuti in appena il 14% dei casi".

"Un ottimo risultato - aggiunge il ricercatore - come conferma il fatto che questa stessa percentuale si è registrata in coloro che avevano assunto il doppio placebo, ovvero erano stati esposti a un "finto" glutine e alla pillola-placebo. Sono già stati avviati test più approfonditi su 180 pazienti e i risultati saranno disponibili entro la fine dell'anno".

Il farmaco individuato dal gruppo guidato da Fasano e sviluppato dalla Alba Therapeutics blocca l'aumento della permeabilità intestinale indotto dal glutine inibendo una proteina, la zonulina, che regola l'apertura dei "cancelli" dell'intestino. "La zonulina è una specie di chiave che apre le porte fra una cellula e l'altra della parete intestinale - ha aggiunto ancora Fasano - l'intestino è coperto da un singolo strato di cellule che formano una barriera formidabile contro gli attacchi esterni ma i celiaci perdono questa caratteristica perché producono troppa zonulina". La pillola anti-celiachia, assunta prima di pasti contenenti farine pericolose, potrebbe perciò impedire il passaggio del glutine nel corpo, la successiva reazione immunitaria e quindi il danno alla mucosa intestinale.

Ma le buone notizie non finiscono qui. E' infatti allo studio sull'uomo anche un altro farmaco in grado di rendere il glutine "innocuo" per i celiaci: si tratta di una proteasi capace di smantellare completamente il glutine, digerendolo del tutto e rendendolo non tossico.

"La proteasi isolata dai ricercatori del dipartimento di chimica dell'università di Stanford in California è nella fase uno di sperimentazione sull'uomo, e si attendono i primi risultati entro il prossimo anno - ha detto Fasano - sappiamo già che l'approccio funziona, stiamo cercando di capire come utilizzare il farmaco al meglio: si potrebbe usare per "predigerire" il glutine e poi panificare, creando nuovi prodotti speciali che saranno però più economici e gustosi rispetto ai cibi senza glutine ora disponibili; o potremmo somministrare ai pazienti una pillola prima dei pasti, per far loro assimilare il glutine senza sviluppare sintomi".

(19 settembre 2008)
http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/scienza_e_tecnologia/celiachia-vaccino/celiachia-vaccino/celiachia-vaccino.html

L'INFLUENZA AUSTRALIANA TRE VOLTE PIU' CONTAGGIOSA-VACCINATEVI !

TECNOLOGIA & SCIENZA


L'"Australiana" è un virus forte e ad alta diffusione. Sarà ancora più decisivo il vaccino
In Europa potrebbe ammalarsi il 25% della popolazione. A rischio bimbi e anziani
Influenza, tre volte più contagiosa
Gli esperti: "Importante vaccinarsi"
Gli epidemiologi avvertono i governi: "La prossima pandemia è imminente, preparatevi"



VILAMOURA (Portogallo) - E' molto "cattiva", si diffonde velocemente e viene dall'Australia. E' questo l'identikit della nuova influenza, che in Europa rischia di contagiare una persona su quattro. L'epidemia della prossima stagione invernale sarà più intensa rispetto agli anni scorsi e con un numero maggiore di casi, poiché determinata da tre virus "completamente nuovi con, in particolare, un nuovo ceppo molto virulento in arrivo dall'Australia". Ad affermarlo sono gli esperti riuniti a Vilamoura per la terza Conferenza europea sull'influenza, che avvertono: quest'anno sarà ancora più decisivo vaccinarsi. Gli epidemiologi approfittano dell'occasione per mettere in guardia i governi da un altro rischio: "La prossima pandemia è imminente - dicono - e i sistemi sanitari rischiano di farsi cogliere di sorpresa".

Un ceppo più resistente. Una nuova variante del virus influenzale, che potrebbe essere la causa di una grave epidemia, è in arrivo in Europa dall'Australia (da qui il nome "Australiana" del virus stagionale 2008-2009). E proprio in Australia è stato osservato un forte aumento dei casi di influenza nel 2007, risultati superiori di tre volte rispetto agli ultimi cinque anni. C'è quindi il rischio che i casi possano moltiplicarsi anche in Italia. Per la prima volta negli ultimi vent'anni, il vaccino antinfluenzale per la stagione 2008-2009 conterrà tre nuovi ceppi rispetto a quello dell'anno precedente. Questa nuova composizione include il nuovo ceppo A/H3N2 e altri due nuovi ceppi A e B (A/Brisbane e B/Florida).


Soggetti a rischio. Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) il 25% della popolazione europea rischia di contrarre il virus. Due i gruppi di persone a rischio, per cui è fortemente consigliato il vaccino: gli ultra 65enni e chi soffre di malattie croniche. Altre due categorie dovrebbero essere vaccinate, ma questa scelta è dibattuta in campo medico: le donne in gravidanza e i bambini dai sei ai 24 mesi. La prevenzione è suggerita anche a coloro che vivono a stretto contatto con persone a rischio e a tutti gli operatori sanitari.

"Prepararsi a una nuova pandemia". Secondo gli esperti la prossima pandemia influenzale potrebbe essere "imminente", "un rischio prossimo e ineluttabile". E se si verificasse, i sistemi sanitari dei vari paesi potrebbero essere "sopraffatti". Le previsioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) indicano infatti fino a 2,2 milioni di ricoveri nei soli paesi occidentali industrializzati. L'appello di infettivologi e igienisti europei è diretto ai governi, affinché "agiscano in tempi brevi" con la messa a punto di piani per fare fronte a una possibile emergenza.

Così in passato. L'Oms stima che saranno necessari 9-12 mesi per mettere a punto un vaccino una volta scoppiata la pandemia. Da questo discende l'indicazione di fare scorte di antivirali, da distribuire inzialmente per contenere la diffusione del virus. Nel XX secolo si sono verificate tre pandemie influenzali: la Spagnola nel 1918 (oltre 40 milione di morti), la pandemia del 1958 inizialmente comparsa in Asia (1 milione di morti) e quella del 1968, partita da Hong Kong (1 milione di morti nell'arco di sei settimane).

(15 settembre 2008)
http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/scienza_e_tecnologia/influenza-2008/australiana-virus/australiana-virus.html

LA SCLEROSI LATERALE

pag. 12 Il mistero della Sclerosi laterale

Non esiste ancora una cura della Sla. Ma si potrebbe fare molto per la dignità di questi malati

di Mario Melazzini *

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) è una rara e grave malattia neurologica, al momento ancora inguaribile, che comporta la completa paralisi dei muscoli volontari di chi ne è colpito. Senza troppi giri di parole, chi si ammala di Sla progressivamente perde la capacità di muoversi, comunicare, nutrirsi e respirare in maniera autonoma fino all'exitus finale per insufficienza respiratoria. Intanto la mente rimane lucida. I sintomi della malattia sono tanti e impercettibili. Alla diagnosi - in media dopo 13-17 mesi dall'insorgere della malattia - si arriva spesso per esclusione di altre patologie. Anche perché della Sla non si conoscono con precisione neppure le cause.
Complessivamente, in Italia, si contano poco più di 5.000 casi e si ammalano circa 3 persone al giorno. Numeri forse non molto significativi che il più delle volte sono alla base del poco interesse e della poca sensibilità nei confronti della malattia, delle problematiche ad essa connesse, dei bisogni degli ammalati e delle loro famiglie.
Generalmente si ammalano di Sla persone di entrambi i sessi tra i 40 ed i 70 anni di età, anche se qualsiasi età può esserne colpita. Esseri umani per il quale, forzatamente, la vita cambia in maniera radicale in poco tempo. La Giornata Nazionale della Sla in programma il prossimo 18 settembre si propone di puntare i fari su queste esistenze che non sempre hanno la concreta possibilità di vivere dignitosamente e liberamente la propria esperienza di malattia e quindi di vita.
La Sla, come detto, si prende solo il corpo. Per questo il malato e la sua famiglia deve poter godere pienamente del diritto alla vita. Oggi la tecnologia offre ausili di ultima generazione (comunicatori, respiratori, ecc.) che consentono al malato di compiere le operazioni a cui non è più in grado di provvedere da solo.
Servono anche percorsi assistenziali e di presa in carico reali, omogenei in tutto il territorio nazionale.
C'è anche il bisogno di stimolare adeguatamente la ricerca, da cui un giorno, speriamo neppure troppo lontano, possano davvero arrivare una terapia efficace. Oggi i finanziamenti pubblici per la ricerca e gli investimenti delle case farmaceutiche non sono adeguati alle aspettative e alle esigenze dei malati di Sla. Ecco perché il contributo di chiunque è davvero prezioso, se non indispensabile. Per alimentare la ricerca ma anche, più in generale, per evidenziare ed affrontare la questione della presa in carico dei malati che qualcuno vorrebbe mettere al bando in una società sempre più fatta di "benpensanti".
* Dir. Uoc Day Hospital
Oncologico, Istituto Scientifico Pavia, Fond. Maugeri IRCCS
Dir. Scien. Centro Clin. NeMo
Fond. Serena, Osp. Niguarda
per le malattie neuromuscolari
Pres. Nazionale AISLA Onlus



http://www.repubblica.it/supplementi/salute/2008/09/18/medicinaattualitagrave/012mis59212.html

lunedì 15 settembre 2008

FARMACO CONTRO RICADUTA DEL TUMORE AL SENO

Tumori al seno, un farmaco in grado di ridurre
del 25% il rischio di ricaduta


ROMA, (14 settembre) - L'aggiunta di un farmaco al cocktail di medicinali usati nella chemioterapia del tumore al seno dopo intervento chirurgico, è riuscito ad abbassare del 25% il rischio di ricaduta. È il maggior dato ottenuto da uno studio condotto in 50 centri oncologici italiani su quasi 1000 donne presentato oggi al congresso della società europea di oncologia in corso a Stoccolma. «Si tratta di uno dei migliori risultati mai ottenuti su questo gruppo di pazienti», ha commentato il coordinatore della ricerca Francesco Cognetti, direttore dell'Oncologia medica del Regina Elena di Roma.

Lo studio condotto in collaborazione con l'università Federico II di Napoli, ha preso in considerazione 998 malate che avevano un tumore al seno e più di 3 linfonodi intaccati da metastasi. Dopo l'intervento chirurgico un gruppo di donne è stato trattato con una combinazione di farmaci a base di epirubicina più CMF; ad un secondo gruppo è stato somministrato oltre al precedente protocollo anche un medicinale a base di docetaxel. Dopo 62 mesi i dati ottenuti nella nuova terapia hanno mostrato una riduzione di un quarto del rischio relativo di ricaduta e di un terzo di morte.

Il carcinoma della mammella è la neoplasia maligna più frequente nella donna: ne colpisce una su 10, oltre 31.000 nuovi casi ogni anno in Italia.






http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=31008&sez=HOME_SCIENZA

VACCINO CONTRO IL CANCRO AL SENO-SUCCESSO CON I TOPI

FUNZIONA IL VACCINO CONTRO IL CANCRO AL SENO
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Il nuovo vaccino contro il tumore al seno sembra funzionare alla perfezione. Durante lo studio condotto dai ricercatori della Wayne State University del Michigan e pubblicato nella rivista 'Cancer Research', i topi trattati con questo vaccino hanno completamente sconfitto il cancro, e il team americano sostiene che la cura potra' essere usata anche per prevenire lo sviluppo iniziale della malattia. Il vaccino stimola il sistema immunitario a combattere i recettori HER2 (una proteina responsabile del tumore) in modo costante contrariamente a come funzionano i farmaci usati sino ad ora che agiscono sui recettori solo per un certo periodo di tempo. I ricercatori tramite degli impulsi elettrici hanno iniettato il vaccino nei muscoli della gamba delle cavie; una volta entrato in circolo il vaccino ha iniziato a produrre una grande quantita' di recettori HER2 stimolando il sistema immunitario e la lotta al cancro, vincendola. "Abbiamo visto come la risposta immunitaria contro i recettori HER2 sia potente - spiega il professore Wei Wei-Zen - questo vaccino puo' diventare una soluzione valida per tutte quelle donne con tumori resistenti alle terapie in commercio". "I risultati di questo studio sono promettenti - sottolinea Sarah Rawlings, del Breakthrough Breast Cancer - ma non sappiamo se effettivamente avranno un effetto positivo sulle donne o se ci saranno effetti collaterali, visto che il vaccino e' stato testato solo sui topi". (AGI) - Londra, 15 settembre



http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200809151249-hpg-rsa0006-art.html

lunedì 8 settembre 2008

Il supervaccino contro l'influenza

Oxford avvia la sperimentazione del nuovo farmaco: "Mai più febbre e mal di gola"
La chiave di volta è una proteina, comune a tutti i ceppi, "da attaccare"
Il supervaccino contro l'influenza
"Così la batteremo per sempre"
di ELENA DUSI


IL VIRUS dell'influenza scappa. Ma gli scienziati tentano di placcarlo una volta per tutte. All'università di Oxford sta per iniziare la sperimentazione sull'uomo di un vaccino "universale" contro febbre e mal di gola: valido contro tutti i ceppi del virus e capace di proteggere per cinque anni di seguito. Russa, australiana o cinese (ogni anno l'origine del virus dà il nome all'influenza): tutte verrebbero bloccate dal nuovo scudo. "Ma prima di mettere in circolazione il vaccino universale - avvertono i medici di Oxford - dobbiamo completare tutte le tappe della sperimentazione". E per questo ci vorrà ancora una manciata di anni.

Quel che rende difficile la caccia al virus dell'influenza è la sua capacità di mutare di continuo. Ogni anno in autunno, nel momento in cui l'epidemia di tosse e starnuti sta per iniziare, i laboratori di virologia di tutto il mondo scattano per isolare il microrganismo che sarà protagonista dell'inverno successivo. A seconda della forma del virus, si mette a punto il "cappuccio" adatto per neutralizzarlo. Poi i vari paesi danno il via alla campagna di vaccinazione della popolazione, soprattutto anziani e bambini. E da una quindicina d'anni a questa parte (da quando i vaccini contro i disturbi di stagione vennero diffusi) a ogni nuovo inverno la gara riparte da zero.

Oxford ha deciso di cambiare strategia: anziché incappucciare il microrganismo, lo ammanetta. Con la tecnica attuale, il vaccino insegna alle nostre cellule immunitarie a riconoscere una proteina che si trova sull'involucro esterno del virus. Ma queste piccole protuberanze sono proprio l'elemento che varia ogni anno. Nella continua selezione naturale che caratterizza la vita nell'infinitamente piccolo, nuovi ceppi di bacilli subentrano continuamente ai vecchi. Le proteine che valevano l'inverno scorso sono diverse rispetto alla stagione che verrà.


A rimanere costante tra tutti i ceppi influenzali è invece una proteina che si trova all'interno del virus. E il nuovo vaccino "universale" insegna al sistema immunitario che proprio quella è la proteina da attaccare. Qualunque virus influenzale (aviaria inclusa), nel momento in cui si avvicinerà all'organismo, sarà attaccato dalle nostre cellule-soldato.

A parole la strategia sembra perfetta. Ma in passato tentativi simili si sono mostrati poco efficaci, arenandosi nel corso dei vari livelli di sperimentazione. Ma Sarah Gilbert, la ricercatrice dell'università di Oxford che ha ricevuto il via libera per sperimentare il nuovo vaccino sui primi 12 volontari, questa volta ostenta ottimismo: "Saremmo finalmente in grado di proteggere i bambini. Otterremo benefici economici risparmiando la malattia alle persone in età lavorativa. E facendo stare bene loro, aiuteremo anche gli anziani, che rispondono meno alla vaccinazione. Ridurre la presenza del virus farà infatti diminuire le occasioni di contagio".

(7 settembre 2008)
http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/scienza_e_tecnologia/vaccino-influenza/vaccino-influenza/vaccino-influenza.html

Vaccino eterno contro l'influenza?

Vaccino eterno contro l'influenza?

Per proteggersi dall'influenza potrebbe non essere piu' necessario vaccinarsi ogni anno contro ceppi virali ogni volta diversi. E' la promessa di un super-vaccino che dura 'per sempre' e potrebbe rivelarsi un'arma efficace in caso di pandemia. I trial clinici sono cominciati all'universita' di Oxford (Gb): se i risultati saranno positivi, il siero potrebbe essere pronto all'uso nel giro di cinque anni, sperano i ricercatori.
Al momento si tratta ancora di test su piccola scala: sono stati reclutati 12 volontari. Ma se il vaccino universale si dimostrera' prima di tutto sicuro, i trial verranno allargati. I sieri antinfluenzali attualmente disponibili agiscono scatenando gli anticorpi contro le proteine H e N sulla superficie del virus. Si tratta, pero', di un bersaglio che muta a seconda del ceppo virale: per questo i vaccini vanno adattati di volta in volta. E ogni anno e' necessaria una nuova iniezione. L'equipe britannica, guidata da Sarah Gilbert, ha cambiato strategia. Il prodotto allo studio e' basato sulle proteine interne, molto piu' simili fra loro anche fra differenti ceppi virali. E' 'costruito' utilizzando un virus del vaiolo reso innocuo, che serve a trasportare le proteine nell'organismo: la stessa tecnica usata contro la Tbc. Una volta che il virus ha invaso le cellule e ha iniziato a moltiplicarsi, le nostre cellule T imparano a riconoscere e distruggere le proteine ogni volta che le incontreranno. Se tutto andra' come sperano i ricercatori, "una volta ricevuto il vaccino - sottolinea la Gilbert - si e' immunizzati contro tutti i ceppi influenzali, un po' come accade per il morbillo.
Non sara' piu' necessario vaccinarsi ogni anno, ma sottoporsi al massimo a richiami ogni 5-10 anni". Al momento anche due aziende - la britannica PepTcell e la svizzera Cytos - stanno lavorando a vaccini antinfluenzali universali.


http://www.aduc.it/dyn/eutanasia/noti.php?id=232090

Diabete: emergenza mondiale, uccide 1 persona ogni 10 secondi

Diabete: emergenza mondiale, uccide 1 persona ogni 10 secondi


Roma, 8 set. (Adnkronos Salute) - Un'emergenza planetaria, che insidia vita e salute di 245 milioni di persone in tutto il mondo. "Il diabete e' una dei responsabili principali di morte prematura. Ogni 10 secondi, infatti, una persona nel mondo muore per cause legate a questa malattia. E si prevede che l'indice della mortalità crescerà ancora, di circa il 25% entro la fine del prossimo decennio". Parola di Massimo Porta, presidente del comitato organizzatore locale di Easd 2008 (European Association for the study of Diabetes), il summit internazionale che vede riuniti nella Capitale fino all'11 settembre oltre 17 mila specialisti di tutto il pianeta.

Si tratta di una malattia che sta rosicchiando anni di vita, e che non accenna a frenare la sua corsa. "Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità - prosegue Porta - il diabete nel 2025 potrebbe, per la prima volta in 200 anni, ridurre globalmente l'aspettativa di vita". Già oggi, secondo le stime, milioni di persone nel mondo sono costrette a fare i conti con questo problema. "Un pericolo sottostimato per anni. Ecco perché - sottolinea Paolo Cavallo Perin, presidente designato di Diabete Italia - ci si aspetta che il totale dei malati sia destinato a crescere. Tra meno di 20 anni avremo 380 milioni di diabetici a livello mondiale, con 1 italiano su 10 malato sopra i 50 anni".

Se solo 10 anni fa nella Penisola questa malattia colpiva il 3% della popolazione, oggi è passata al 4,5%. La buona notizia e' che l'Italia "vanta una buona organizzazione dell'assistenza e della ricerca in questo campo - conclude Ele Ferrannini, presidente Easd - Per questo ci auguriamo che Roma possa essere il teatro di un proficuo confronto tra specialisti, per favorire ulteriori passi avanti nella lotta a questa vera e propria epidemia".



http://www.adnkronos.com/IGN/Salute/?id=1.0.2470039278

Europa schizofrenica, stop a carne e ok a soia

Ogm/ Legambiente: Europa schizofrenica, stop a carne e ok a soia
Autorizzazione Ue non ha senso; il trangenico finirà sui cibi
postato 2 ore fa da APCOM

Roma, 8 set. (Apcom) - Legambiente parla di "grande favore agli Stati Uniti e alle multinazionali del Biotech" dopo il via libera alla soia transgenica della Bayer (la A2704-12) per scongiurare il rischio di scarsità di mangimi per l'allevamento zootecnico in Europa. "L'unica certezza - scrive l'associazione - è la volontà di spalancare le porte agli Ogm in Europa. Non ha alcun senso, infatti, questa autorizzazione". La crisi alimentare degli animali "si scongiura autorizzando gli Stati europei a produrre autonomamente e nella maniera più consona al proprio contesto le varietà necessarie al proprio sistema agroalimentare".

La soia transgenica è destinata principalmente all'alimentazione animale, ma "finirà inesorabilmente nei prodotti per l'alimentazione umana - afferma Legambiente - grazie alla mancata adozione di misure specifiche per scongiurare la contaminazione".

"I consumatori italiani e europei - conclude Legambiente - continuano ad opporsi agli ogm, il Parlamento europeo, dall'alto della sua autorità, si è recentemente espresso contro la clonazione animale per fini alimentari, eppure la Commissione apre alla commercializzazione di una soia transgenica di cui l'Europa non ha alcun bisogno e che mette seriamente a rischio le nostre produzioni agroalimentari tipiche e di qualità".

http://notizie.alice.it/notizie/cronaca/2008/09_settembre/08/ogm_legambiente_europa_schizofrenica_stop_a_carne_e_ok_a_soia,15985829.html