lunedì 1 dicembre 2008

ITALIANI SCOPRONO POSSIBILE CHIAVE PER LA CURA DEI TUMORI ALLA PROSTATA

Tumori alla prostata, italiani scoprono
una possibile chiave per la cura


ROMA (19 ottobre) - Anche il cancro avanzato della prostata potrà essere curato. Un gruppo di ricercatori italiani è riuscito a scoprire il meccanismo genetico con il quale il tumore della prostata diventa aggressivo e resistente alle terapie e a comprendere come è possibile tentare di curare la malattia con tecniche di biologia molecolare distruggendo le cellule neoplastiche. Lo studio, coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità e coordinato da Ruggero De Maria viene pubblicato oggi sulla rivista inglese Nature.

Secondo il presidente dell'Iss Enrico Garaci «grazie a questa ricerca siamo molto vicini ad una terapia contro gli stadi avanzati del cancro alla prostata». La ricerca, condotta in collaborazione con l'equipe del professor Giovanni Muto, primario di Urologia dell'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e con l'Istituto Oncologico del Mediterraneo di Catania, è stata finanziata grazie ai fondi dell'accordo Italia-Usa e dall'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.

Analizzando il tessuto tumorale di 40 pazienti i ricercatori hanno compreso che l'aggressività del carcinoma prostatico è causata dalla perdita di un frammento di Dna del cromosoma 13 che contiene due piccoli geni, chiamati microRna-15a e microRna -16, i quali agiscono bloccando la progressione maligna del tumore.

Successivamente lo studio ha avuto come obiettivo la possibile soluzione terapeutica: con tecniche di biologia molecolare Ruggero De Maria e i suoi colleghi sono riusciti a reintrodurre nelle cellule malate i geni perduti, tecnica che ha permesso di bloccare la crescita delle cellule tumorali che vengono distrutte. «Le implicazioni cliniche di questa ricerca sono notevoli», ha commentato Garaci. «La possibilità di curare tumori aggressivi della prostata tramite la somministrazione di questi piccoli micro-Rna è stata confermata in test su animali di laboratorio - ha spiegato De Maria - e con questo bagaglio di conoscenze il cancro della prostata potrà essere sconfitto».

In Italia ogni anno vengono diagnosticati circa 44.000 nuovi casi di tumore alla prostata che sono destinati ad aumentare, considerando il progressivo invecchiamento della popolazione. Sebbene negli ultimi quindici anni il dosaggio dell'antigene prostatico specifico (Psa) abbia aumentato considerevolmente le diagnosi precoci e le possibilità di guarigione, il cancro alla prostata rappresenta ancora oggi la seconda causa di morte da tumore nell'uomo dopo il carcinoma del polmone.


http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=33103&sez=HOME_SCIENZA

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