martedì 2 dicembre 2008

Prendersi cura dei bambini malati, rispettarli

Cure, Ratzinger ammonisce sui rischi dello sperimentalismo
Il Papa invita il mondo
al rispetto dei bimbi malati

Rodolfo Lorenzoni

Prendersi cura dei bambini malati, rispettarli. Aiutarli con amore nel momento della sofferenza, trattandoli con tenerezza e solidarietà. E trovare un giusto equilibrio tra insistenza e desistenza terapeutica, quando la ricerca medica si trova ad affrontare le scelte più difficili.


Proprio nei giorni in cui il dramma di Eluana Englaro sembra consumarsi, Benedetto XVI interviene sugli scottanti temi delle cure e della sperimentazione sanitaria. Per ribadire il suo imperativo: nell'accudire i piccoli malati si ha il dovere di offrire il massimo della competenza a disposizione dei ricercatori scientifici. Ma tenendo sempre conto del valore supremo della vita umana.
L'occasione è stta costituita dalla Conferenza internazionale organizzata dalla Pastorale della salute. Così il Papa, ricevendo i partecipanti al congresso, ha ammonito: «La ricerca medica si trova talora di fronte a scelte difficili quando si tratta, ad esempio, di raggiungere un giusto equilibrio tra insistenza e desistenza terapeutica per assicurare quei trattamenti adeguati ai reali bisogni dei piccoli pazienti, senza cedere alla tentazione dello sperimentalismo».
Attenzione a non abusare delle risorse medico-scientifiche, ha quindi affermato con fora Papa Benedetto XVI: è la scienza al servizio dell'uomo, non l'uomo succube della scienza. Tanto che, spiega il Pontefice, «al centro di ogni intervento medico deve esserci sempre il conseguimento del vero bene del bambino, considerato nella sua dignità di soggetto umano con pieni diritti».
Perché tutto questo possa accadere, ossia affinché anche nel campo della scienza e della sanità pubblica vengano difesi i valori non negoziabili, è necessario che in politica i cattolici facciano sentire la propria voce, sempre di più e sempre meglio. E il Papa, rivolgendosi al Pontificio Consiglio per i Laici, ha invocato quindi la formazione di «una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica, che siano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune». Il cattolico deve insomma essere inflessibilmente legato ai principi del suo credo anche e specialmente quando dona alla comunità la sua opera politica.
Il dato dell'infanzia violata è, in effetti, impressionante: ogni anno muoiono 4 milioni di bambini prima di compiere il ventiseiesimo giorno di vita. Rispetto a questa tragedia mondiale i recenti progressi della medicina sono certo apprezzati dalla Chiesa, ma secondo Benedetto ciò che conta è che «l'aspetto sanitario e quello umano non siano mai dissociati, perché il malato, in modo speciale il bambino, comprende particolarmente il linguaggio della tenerezza e dell'amore».
La Chiesa non dimentica, dice il Papa; mai si esime dall'assistere «i piccoli orfani o abbandonati a causa della miseria, della fame e della disgregazione familiare, i fanciulli vittime innocenti dell'Aids o della guerra e dei tanti conflitti armati in atto in diverse parti del mondo». Ma lo stesso devono continuare a fare le Nazioni più ricche, inserendo la difesa dell'infanzia tra i capisaldi dei programmi politici internazionali.



16/11/2008



http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2008/11/16/952487-papa_invita_mondo.shtml

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