lunedì 4 agosto 2008

ESTATE-MARE-RISCHIO OTITE

Occhio alle orecchie

Paolo Giorgi *


Tempo d'estate. Di mare. E di otiti. Milioni di italiani fanno il bagno incuranti dei rischi per le orecchie. Il professor Gaetano Paludetti, direttore dell'Istituto di Clinica Otorinolaringoiatrica del Policlinico Gemelli, lancia l'allarme: "D'estate aumentano le otiti esterne, con dermatiti, foruncoli, infiammazioni


I pazienti si lamentano del dolore e del prurito". Colpa dell'acqua, o meglio della sporcizia che c'è ormai in quasi tutti i mari. "Facendo il bagno - spiega Paludetti - si viene a contatto con batteri, funghi, stafilococchi e sostanze inquinanti che entrano nelle orecchie, una delle zone più indifese e a rischio, e lì ristagnano creando infezioni superficiali". I batteri trovano nell'orecchio una casa ideale: l'acqua resta nelle cavità molto più a lungo, si insinua nelle deviazioni del condotto uditivo, e le infezioni hanno modo di prosperare, anche perché la pelle "in umido" è soggetta a macerazione più rapida, ed è più fragile.
"Intendiamoci - precisa Paludetti - a questo livello non è grave per l'udito, perché l'infezione è esterna. Però è dolorosa, dà fitte acute". Il rimedio? La rinuncia al mare e un antibiotico locale. Ma l'ideale è la prevenzione: "Bisogna sempre asciugare bene le orecchie - specifica l'otorino - e far uscire l'acqua quando si ha la sensazione che sia rimasta nei condotti. Magari risciacquando con acqua potabile a temperatura ambiente. Per chi è più predisposto, sarebbe il caso di ungersi l'interno delle orecchie con olio d'oliva o vaselina. I tappi possono avere effetti traumatizzanti e non garantiscono l'impermeabilità. È sempre bene, comunque, fare un controllo dall'otorino prima di partire".
Occhio alle orecchie, dunque. Specie per i più piccoli, che si avventurano in lunghe ore di bagno senza badare a doloretti, premessa di qualcosa di più serio. E non basta scegliere acque pulite: sotto accusa anche le piscine, "dove spesso l'acqua è più sporca che al mare". Ma anche i mari esotici, paradossalmente troppo puliti: "Esistono forme di plancton atipici - avverte Paludetti - che proliferano nei mari del sud, e che sono terribili per le nostre orecchie 'occidentali', non abituate a questi microrganismi". Ma se le infezioni esterne sono solo dolorose, quelle più interne, causate da immersioni temerarie, possono portare fino allo sfondamento del timpano. "Se non si ha la capacità di compensare a dovere - spiega l'esperto - l'orecchio entra in crisi, c'e' un problema di pressione. Si arriva allora al barotrauma, con la formazione di cerume all'interno che dà dolore e anche un momentaneo calo di udito". Allora, se si sente dolore sott'acqua, è tassativo uscire subito. "Con la pressione crescente gli ossicini interni penetrano sempre più nella chiocciola, insistendo sul nervo acustico e causando danni spesso irreversibili. Come il timpano perforato, che tra l'altro comporta un grave rischio sott'acqua, visto che si perde l'orientamento e si rischia di annegare". Non sono esenti dal rischio neanche i seni paranasali, che possono soffrire molto la pressione: rottura dei capillari della mucosa, stravaso di sangue nei seni, emorragie dal naso, i poco gradi effetti della sinusite barotraumatica. Un parziale rimedio può essere l'assunzione prima dell'immersione di blandi farmaci vasocostrittori nel naso insieme agli antistaminici. «Niente bagno se si è raffreddati - avverte però Paludetti - e niente aereo. Se si è costretti a volare, cortisone e antistaminici a portata di mano". Sott'acqua, conclude l'otorino, "non bisogna scherzare. Lo dico soprattutto ai più giovani, ai bambini, e ai sub della domenica. L'orecchio è un organo delicatissimo".
* Agi Salute
http://iltempo.ilsole24ore.com/2008/08/04/910687-occhio_alle_orecchie.shtml

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